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In context learning

L'In-context learning (apprendimento contestuale in italiano) è una capacità dei modelli linguistici avanzati, come i transformer, di apprendere rapidamente nuovi compiti basandosi esclusivamente sul contesto fornito nel prompt, senza necessità di ulteriori aggiornamenti dei parametri interni del modello (fine-tuning). Questa forma di apprendimento è emersa chiaramente con l’introduzione di modelli come GPT-3, dove pochi esempi forniti nel testo in ingresso consentono al modello di generalizzare e risolvere compiti specifici in modalità few-shot (pochi esempi) o addirittura zero-shot (nessun esempio)[1].

Funzionamento

Nel contesto dell’In-context learning, il modello linguistico utilizza gli esempi contenuti nel prompt per inferire implicitamente le regole o i pattern necessari per svolgere il compito richiesto. Ad esempio, fornendo al modello alcune frasi tradotte in lingue diverse, esso può apprendere rapidamente a tradurre nuove frasi senza aver ricevuto un addestramento specifico su quella particolare coppia linguistica[2].

Rilevanza

L’In-context learning è rilevante perché imita la capacità umana di apprendere rapidamente da pochi esempi, permettendo ai modelli di essere flessibili e adattabili[3]. Ciò consente l’applicazione dei modelli linguistici a una varietà di compiti diversi senza la necessità di dataset estesi e specificamente etichettati, risparmiando risorse e tempo.

Sfide e limiti

Nonostante i benefici, l’In-context learning presenta sfide importanti. Una delle principali è la sensibilità al prompt: piccole modifiche nella formulazione degli esempi possono significativamente alterare le risposte generate dal modello[4]. Inoltre, la capacità di generalizzazione non è sempre garantita, e i modelli possono fallire in compiti che richiedono ragionamenti complessi o conoscenze approfondite non esplicitamente presenti nel prompt fornito[5]. Infine, i modelli sono spesso limitati dalla dimensione della finestra di contesto, che definisce quante informazioni possono essere elaborate contemporaneamente[6].

Pertanto, l’In-context learning rappresenta un importante passo avanti verso modelli linguistici più versatili, ma la comprensione completa del suo funzionamento e delle sue limitazioni rimane una sfida aperta nella ricerca contemporanea.

Note

  1. ^ Brown et al. (2020), “Language Models are Few-Shot Learners” (NeurIPS 2020)
  2. ^ Min et al. (2022), “Rethinking the Role of Demonstrations: What Makes In-context Learning Work?” (EMNLP 2022)
  3. ^ Wei et al. (2022), “Chain-of-Thought Prompting Elicits Reasoning in Large Language Models” (NeurIPS 2022)
  4. ^ Zhao et al. (2021), “Calibrate Before Use: Improving Few-Shot Performance of Language Models” (ICML 2021)
  5. ^ Lu et al. (2022), “Fantastically Ordered Prompts and Where to Find Them: Overcoming Few-Shot Prompt Order Sensitivity” (ACL 2022)
  6. ^ Liu et al. (2023), “Lost in the Middle: How Language Models Use Long Contexts” (ACL 2023)

Voci correlate

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