Fortune plango vulnera
Fortune plango vulnera (in italiano Piango le ferite della fortuna) è un testo poetico goliardico in latino medievale, il carme numero 16 della raccolta nota come Carmina Burana.[1] Testo e traduzione(latino)
«Fortune[Nota 1] plango vulnera
stillantibus ocellis (italiano) «Piango le ferite della Fortuna con occhi zampillanti [di lacrime], Note al testo
AnalisiIl carme (indicato a posteriori con la sigla CB17) si trova nella sezione dei Carmina Burana intitolata De avaritia, comprendente ammonimenti morali diretti a chi si lascia corrompere dal vizio dell'avidità; come altri del gruppo (massimamente il celebre O Fortuna, che nel Codex Buranus è il carme successivo) esso ha come tema centrale il fato, presentato come un'entità capricciosa e imprevedibile, in grado di influenzare direttamente la vita umana[2][3]. Come altri componimenti presenti nella raccolta, esso si presenta in forma di lamentazione: l'autore parla in prima persona delle nefaste conseguenze della Fortuna sulla propria vita; in particolare, afferma di avere in passato goduto dei suoi doni (potere, ricchezza, prestigio), ma di esserseli visti in seguito sottrarre. Nel testo vengono utilizzate delle immagini allegoriche e mitologiche molto diffuse nel Medioevo, in parte sopravvissute fino ai nostri giorni: la Fortuna è presentata come un inquietante essere coi capelli che crescono al contrario, a causa dei quali ella non vede chi favorire e non può essere acchiappata una volta sfuggita; il rovesciamento di ruoli è invece simbolizzato dalla ruota della fortuna e dal richiamo alla vicenda mitologica di Ecuba[2][3] . Non è sopravvissuta la notazione neumatica di questo carme, sebbene la struttura metrica consenta di ipotizzare che esso fosse cantabile[4]. Carmina Burana di Carl OrffIl brano è celebre per essere stato musicato nel 1935/36 dal compositore tedesco Carl Orff come parte dei suoi Carmina Burana, che debuttarono all'Opera di Francoforte l'8 giugno 1937. All'interno dei Carmina Burana di Orff, questa canzone è il secondo movimento nel prologo, Fortuna Imperatrix Mundi (Fortuna imperatrice del mondo), e segue la celebre introduzione O Fortuna. Note
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